domenica 30 gennaio 2011

Meme 2010: libri, libri, libri!



Sarà che amo tutto ciò che parla di libri, sarà che mi appassiona sempre leggere quello degli altri lettori, ma questo MEME mi ha incuriosito da subito, ed ero talmente ansiosa di farlo anch'io che ho praticamente 'costretto' la dolcissima Claire a passarmelo!
Si tratta di un questionario sulle mie letture del 2010, che devo a mia volta passare ad altri cinque blog, ecco quelli che ho scelto:

First Impression
Laddove i pensieri sono confusi
The wise woman cottage garden
Lande di carta
Confession of a Bookaholic

Ed ora passiamo al MEME, anche se prima è doveroso aggiungere che senza aNobii non sarei mai riuscita a fornire le risposte! Santo aNobii, sarà sì una droga e un gorgo insidioso (soprattutto per i lettori compulsivi), ma è indubbiamente un aiuto fondamentale per tenere costantemente aggiornate le proprie letture!



Quanti libri hai letto nel 2010?
57

Quanti erano fiction e quanti no?
Se con fiction si intende un genere letterario a carattere romanzesco, di pura invenzione, la maggior parte erano fiction. Ma ho letto anche saggi monografici, biografie e guide.

Quanti scrittori e quante scrittrici?
26 scrittori e 17 scrittrici.

Il miglior libro letto?
Tanti… La donna del tenente francese, Camera con vista, Le relazioni pericolose, L’età dell’innocenza e la biografia di Maria Antonietta scritta dalla Fraser.

E il più brutto?
Orgoglio e preveggenza, di Carrie Bebris, che ho trovato alla stregua di una pessima fanfiction. Ero curiosa di vedere Lizzy e Darcy nuovamente in pista, ma, orrore…Sembravano due macchiette, due pallide ombre dei personaggi della grande Jane, mi ha irritato fin dalle prime pagine. Insomma, o sei Jane Austen, o non lo sei. In quel caso è meglio lasciar perdere le imitazioni…

Il libro più vecchio che hai letto?
Riccardo III, di William Shakespeare.

E il più recente?
I segreti di una principessa, di Lorenzo Borghese.

Quale il libro col titolo più lungo?
Antigone, volti di un enigma. Da Sofocle alle brigate rosse, di Roberto Alonge.

E quello col titolo più corto?
1984, di George Orwell.

Quanti libri hai riletto?
Nessuno purtroppo, ho una montagna di libri ancora da leggere che mi aspetta da anni e va sempre ingrandendosi…

E quali vorresti rileggere?
Tanti, Jane Eyre e Il conte di Montecristo, soprattutto.

I libri più letti dello stesso autore quest'anno?
La saga ‘La straniera’, di Diana Gabaldon, che quest'anno mi ha conquistata. Ma ho letto parecchi libri anche di Tracy Chevalier.

Quanti libri scritti da autori italiani?
Solo 9, ma ho scoperto due splendide autrici: Benedetta Craveri e Laura Mancinelli

E quanti dei libri letti sono stati presi in biblioteca?
18, avendo lavorato in una biblioteca ne sono rimasta un’assidua frequentatrice, e devo ammettere che è un bel risparmio in spazio e denaro, soprattutto per quei libri che lasciano il tempo che trovano. C’è da dire, comunque, che se un libro mi colpisce cerco di procurarmelo per aggiungerlo alla mia libreria.

Dei libri letti quanti erano ebook?
Nessuno. Per adesso resto un’affezionata del formato cartaceo, anche se non nego di provare un pizzico di curiosità… Chissà che nel 2011 non mi decida a fare questa nuova esperienza letteraria!

giovedì 27 gennaio 2011

Le relazioni pericolose



Il sarcasmo aggiunto alle vigliaccate non è affatto di mio gusto: non ne faccio e non ne tollero. Quando ho qualcosa contro qualcuno non lo schernisco. Faccio di meglio: mi vendico. (marchesa de Merteuil)

Una prefazione alla prima edizione delle Relazioni pericolose, romanzo epistolare di Choderlos de Laclos ambientato nella Francia prerivoluzionaria, oggi considerato uno dei capolavori della letteratura francese, reca questa parole:

L’autore, quantunque abbia cercato di sembrare verosimile, ha distrutto poi da sé questa verosimiglianza, collocando gli avvenimenti del suo racconto nell’epoca nostra. Come credere infatti che abbiano potuto vivere ai giorni nostri persone tanto pessime, quando è noto che questo nostro secolo è il secolo della filosofia e dei lumi, e la sapienza, avendo sparso per ogni dove i suoi benefici effetti, ha fatto, come ognuno sa, gli uomini tutti onesti e dabbene e le donne tutte costumate e modeste?


Un libro, dunque, moralmente necessario, almeno secondo de Laclos, che tuttavia sembra esprimersi in maniera quasi ironica. Se poi questa ironia sia stata davvero nelle sue intenzioni, o sia percepibile solo agli occhi del lettore che apprenderà questa premessa con un lieve sorriso, non ci è dato sapere. Certo è che la pubblicazione delle Liaisons, pur con tutte le premesse possibili e immaginabili, gettò per sempre una luce sinistra sul generale del Laclos, il quale era invece un uomo timido e discreto, legatissimo alla moglie, come conferma una lettera della Baronessa de Sinno:

Taranto, lunedì 11 luglio 1803.
Cara amica,
Da due giorni, riceviamo come ospite nel nostro palazzo, il Generale Laclos. Vi vedo già sorridere, cara amica, alla notizia che l'autore delle "Relazioni pericolose" dimori nella nostra casa. Non vi dovete ingannare. Credo, difatti, che sia stato versato molto veleno su questo povero Laclos e non vedo in lui niente del truce Valmont. È un uomo di alta statura, di bell'aspetto, ma dagli occhi sognanti. È arrivato in questa casa con molta stanchezza e un po' malato. Gli abbiamo fatto trovare le pietanze più fresche e più delicate, ma non dimostra un grande appetito. È molto discreto e riservato. Torna la sera, cena leggermente e passa il resto del tempo a scrivere lunghe lettere alla sua amata sposa. Vedete, dolce amica, quanto la brutta fama di questo libro abbia potuto nuocere alla carriera di questa persona. Lo hanno accusato della stessa malizia di Monsieur De Sade. La regina Maria Antonietta non fece scrivere il suo nome, né il titolo del romanzo sulla copertina dell'esemplare che possedeva. Il Generale Laclos è stato sconfessato dalla nobiltà francese che si è rifiutata di riconoscersi sotto i tratti dei suoi personaggi.


Quali, dunque, i tratti dominanti di questi famigerati personaggi, protagonisti di un libro tanto discusso e a lungo censurato?
Senza ombra di dubbio il vizio. Ma anche il cinismo, l’impudenza e una sottile sfumatura di malvagità. Eppure, sono proprio queste le caratteristiche che fanno di questo uno dei grandi capolavori della letteratura, perché non sussisterebbero ‘relazioni pericolose’ senza gli intrighi di due fra i più grandi personaggi letterari di sempre: la marchesa di Merteuil e il visconte di Valmont.



Linceziosi, intriganti, dissoluti libertini…Il loro è un rapporto di assoluta complicità, nato sulle ceneri di un violento e passionale amore, che forse non si è mai spento del tutto. Celata sotto alle spoglie della vedova pietosa lei, fiero della reputazione di vizioso lui, entrambi vivono la propria sessualità in maniera totalmente libera, confidandosi con orgoglio i rispettivi peccati e sostenendosi nelle reciproche bricconate ai danni di terzi.
Così, il giorno in cui la marchesa decide di vendicarsi di un suo amante che dovrebbe convolare a nozze con la piccola Cècile de Volanges, ingenua educanda appena uscita dal convento, il primo a cui si rivolge è il visconte di Valmont. Il piano è di semplice attuazione: sottrarre l’innocenza della ragazza per rendere il futuro marito cornuto ancor prima del matrimonio.
Per un seduttore come Valmont, tuttavia, questa impresa si rivela un gioco noioso: egli infatti ha ben altri progetti, come quello di sedurre la contessa de Tourvel, donna famosa per la propria devozione. Ma la marchesa, stizzita e forse anche vagamente gelosa delle attenzioni di Valmont per la Tourvel, non rinuncerà tanto facilmente ai propri piani, proponendo al visconte una sfida troppo allettante per rinunciarvi. Le relazioni che si instaureranno fra i vari personaggi, a seguito di questo complotto, diventeranno appunto molto ‘pericolose’, trascinando i protagonisti alla rovina, proprio in linea con l’intento moralizzatore dell’autore.

Dal capolavoro di de Laclos sono stati tratti quattro film: due dal titolo Dangerous liasons, uno di Frears e l'altro di Vadim; Valmont di Milos Forman e Cruel Intentions di Kumble.
Io ho visto quello di Frears e quello di Forman, entrambi ben fatti, seppur molto differenti tra di loro.



Il film di Stephen Frears e quello di Milos Forman sono stati girati quasi contemporaneamente, ma quello di Frears ha avuto maggiore successo, grazie anche ad un cast più prestigioso:
John Malkovich (Visconte di Valmont), Glenn Close (Marchesa de Merteuil), Michelle Pfeiffer (Madame de Tourvel), Uma Thurman (Cecile), Keanu Reeves (Danceny).
Dangerous Liaisons (1988) è un film molto elegante ed accurato nel descrivere le vicende del libro, discostandovisi tuttavia solo per alcuni, ma significativi, particolari. Costumi e fotografia sono dei capolavori, la recitazione è ottima, ma gli attori scelti, a mio parere, poco centrano con il libro di de Laclos. La marchesa e il visconte, infatti, seppur vengano descritti come persone mature, non superano la trentina (che effettivamente nel XVIII secolo era considerata un'età già avanzata) mentre madame de Tourvel ha appena una ventina d'anni, e la piccola Cècile ne ha quattordici.
Inoltre, il messaggio del libro viene leggermente stravolto dalle ultime battute del visconte, inesistenti nel libro, che alterano il senso profondo della vicenda, lasciando credere allo spattatore che egli si sia sinceramente innamorato della Tourvel, quando invece tutto lo legava alla marchesa de Merteuil.







Con il suo Valmont (1989), Milos Forman compie un ottimo lavoro, seppur anch'egli si discosti parecchio dalla trama. Ma le innovazioni, nel suo film, restano conformi allo spirito dell'opera originale: il rapporto profondo tra la marchesa e il visconte, alimentato da una passione che non si è mai spenta, la freschezza e il candore di madame de Tourvel, l'ingenuità di Cècile e del cavalier Danceny. Personaggi perfetti, dunque, e un'attenzione quasi maniacale ad ogni particolare: costumi, fotografia, dialoghi, frutto di un attento studio di usi e costumi settecenteschi. E nonostante il finale differisca parecchio dall'originale, Milos Forman riesce a presentarci un lavoro di classe e una splendida ricostruzione d'epoca, con una punta di romanticismo che a suo modo non guasta mai.








E che possiamo dire di Colin Firth nei panni di Valmont? Assolutamente perfetto. La scena in cui pretende dalla marchesa il pegno pattuito in seguito alla vittoria sulla loro scommessa è ormai un cult.



In conclusione, darei un sette al film di Frears, e un otto a quello di Forman, e li consiglio entrambi a tutti gli appassionati di quest'epoca.

giovedì 20 gennaio 2011

Parigi: il Père Lachaise e Victor Noir



Sempre sulla scia del mio recente viaggio a Parigi, voglio oggi parlarvi di un luogo tanto famoso quanto affascinante, il cimitero del Père Lachaise, e di un personaggio forse un po' meno conosciuto, Victor Noir, le cui spoglie trovano riposo proprio in questo camposanto, e la cui tomba è andata negli anni alimentando una bizzarra leggenda.

Con i suoi 43 ettari di superficie il cimitero del Père Lachaise è il più esteso di Parigi, nonché uno dei luoghi più visitati della capitale francese. Il motivo è presto detto, dato che al suo interno trovano riposo molte celebri personalità artistiche e letterarie, i cui sepolcri sono diventati veri e propri luoghi di pellegrinaggio. Ma il Père Lachaise, oltre alla fama donatagli dalle illustri sepolture, conserva anche un fascino tutto suo, oscuro e misterioso, di cui è facile rimanere preda mentre si percorrono i lunghissimi viali che vanno snodandosi tra le tombe ricoperte di muschio e le tetre cripte spiccatamente gotiche.
Nel XVII secolo i Gesuiti acquistarono questo antico dominio, a cui diedero il nome di Mont Louis. Vi edificarono un ospizio dove passò i suoi ultimi giorni uno dei più famosi membri della Compagnia, il padre de Lachaise, confessore di Luigi XIV.
Dopo l’attentato di Damiens contro Luigi XV, i Gesuiti furono espulsi dalla Francia, e gli edifici del Mont Louis finiranno nelle mani dei creditori. Sarà Napoleone I a riacquistare il ‘Cimitero dell’est’, che divenne tale nel 1804, senza tuttavia riscuotere un gran successo. Nel 1815, per convincere i parigini a seppellirvi i propri cari l’amministrazione della città cominciò a trasferirvi i cittadini illustri, e i primi ad esservi inumati furono Molière e i resti di Abelardo ed Eloisa (che godono oggi, dopo varie peripezie, di uno splendido monumento sepolcrale in stile gotico che purtroppo non sono riuscita a fotografare a causa dei lavori di restauro, anche se mi sarebbe piaciuto molto farvelo vedere).
Oggi il Père Lachaise accoglie più di un milione di tombe, presentandosi come uno dei cimiteri più celebri al mondo; indubbiamente uno dei luoghi più storici ed insoliti di Parigi.
La nostra visita al Père Lachaise è avvenuta il primo gennaio: l’aria era gelida, l’atmosfera cupa e uggiosa, il flusso turistico decisamente scarso. Mentre percorrevamo i lunghi viali, il gracchiare dei corvi posati sulle lapidi mi ha quasi fatto pensare, per una frazione di secondo, di trovarmi all’interno di qualche tetro romanzo vittoriano.
E in effetti questo luogo di morte, nel corso degli anni, è andato ammantandosi di un’aura di mistero da cui sono scaturite numerose leggende: necrofilia, vampirismo, prostituzione, messe nere…








Tomba di Colette



Tomba di Jim Morrison




Tomba di Chopin



Tomba di Denon



Tomba di Géricault



Tomba di Oscar Wilde



Tomba di Molière



Tomba di Proust




Tomba di Modigliani



Victor Noir
La storia di quest’uomo, poco conosciuta e probabilmente da molti ingiustamente dimenticata, si colloca durante il regno di Napoleone III, e forse, a ragion veduta, si può affermare che ne provocò la caduta.



La scultura funebre che adorna il suo sepolcro al Père Lachaise è di un realismo quasi sconcertante: su una nuda lastra di pietra, la figura a grandezza naturale di un giovane uomo in eleganti abiti ottocenteschi, riverso, sorprende per l’incredibile oggettività con cui sono trattati anche i più piccoli particolari. Un’iscrizione sulla pietra reca le parole: ‘A Victor Noir, nato il 27 luglio 1848. Ucciso il 10 gennaio 1870. Sottoscrizione popolare’.



Ventidue anni, questa l’età di Victor Noir quando venne ucciso da un proiettile in pieno petto.
Ma chi era Victor Noir? Perché a da chi venne assassinato?
Victor Noir, pseudonimo di Yvan Salmon, era un giovane redattore de ‘La Marseillaise’, un foglio rivoluzionario fortemente antibonapartista diretto dal deputato dell’estrema sinistra Henri Rochefort.
All’origine della disputa che porterà al tragico omicidio di Victor Noir vi è un diverbio tra giornali corsi, ‘La Revanche’, diretto dal repubblicano Louis Tommasi e il bonapartista ‘L’Avenir de la Corse’, in cui collabora Pierre Bonaparte, cugino di Napoleone III. Una lunga serie di insulti e minacce porta allo scontro diretto, e dal momento che Pierre Bonaparte risiede a Parigi, Louis Tommasi fa appello al corrispondente parigino de ‘La Revanche’, Pascal Grousset.
Qualche giorno dopo vengono inviati da Pascal Grousset due padrini al domicilio di Pierre Bonaparte. Uno dei due è Victor Noir.
Il giovane, un semplice redattore che cura una rubrica mondana che nulla ha a che vedere con la politica, non può nemmeno presagire che quella sarà la sua ultima giornata, ed eccitato per essere latore di un cartello di sfida al cugino dell’imperatore, si veste con cura e dovizia di particolari, come in seguito dimostrerà tristemente la sua statua funebre.
Il caso volle, però, che il giorno stesso Pierre Bonaparte, cui si doveva riconoscere un violento temperamento, sentendosi diffamato da un articolo comparso su ‘La Marseillaise’, avesse inviato al deputato Rochefort una lettera di sfida, perciò, quando i due padrini fecero il loro ingresso al 59 di rue d’Auteil, Bonaparte pensò venissero per conto di Rochefort.
Quello che accadde realmente non fu mai appurato, date le differenti testimonianze che i presenti ne diedero. L’unica cosa sicura è che partì un colpo di proiettile che colpì Victor Noir in pieno petto. Il giovane fece appena in tempo ad arrivare in fondo alle scale e a cadere sulla strada, dove venne soccorso da alcuni passanti, senza che tuttavia si riuscisse a fare qualcosa per lui.
Victor Noir era morto, assassinato, all’età di ventidue anni.
Il principe Bonaparte venne arrestato e chiuso alla Conciergierie. Ne seguì un processo, le cui ripercussioni politiche furono enormi.
In aula, tra gli altri, prese la parola Rochefort:
“Un assassinio è stato commesso ieri su un giovane uomo che si trovava al riparo di un mandato sacro, quello di teste e di padrino. L’assassino è un membro della famiglia imperiale. Chiedo al signor ministro della Giustizia se ha intenzione di opporre al giudizio, e alla probabile condanna, mezzi dilatori del tipo di quelli applicati nei confronti dei cittadini colpiti da altri dignitari dell’impero.”
Per l’imperatore, che da tempo cercava una conciliazione con la sinistra, è un brutto colpo.
Il 12 gennaio si tengono i funerali di Victor Noir: la folla è enorme, composta in maggior parte da repubblicani.
Il processo a Pierre Bonaparte si conclude una settimana dopo. L’imputato è assolto. Ma l’impero è sul punto di crollare.
Ventuno anni dopo, con l’avvento della Terza Repubblica, il corpo di Victor Noir, eroe e vittima, viene spostato con tutti gli onori al Père Lachaise. Il monumento funebre, pagato grazie ad una sottoscrizione popolare, è affidato allo scultore Jules Dalou, famoso per il suo realismo.




Ma veniamo alla leggenda.
La posa in cui Victor Noir venne ritratto dallo scultore Jules Dalou è quella della sua morte: le mani abbandonate ai lati del corpo, la giacca stazzonata, il cilindro rotolato poco distante. La bronzea scultura commemorativa, resa opaca dall’ossidazione avvenuta nel corso del tempo, ha tuttavia tre punti d’immediata attrazione: le labbra, la punta delle scarpe, e un rigonfiamento particolarmente prominente che lo scultore gli ha donato, all’altezza dell’inguine.
La lucentezza del bronzo, in questi determinati punti, inequivocabilmente richiama alle migliaia di mani che, nel corso degli anni, vi si sono posate. Mani femminili.
E in effetti, pare che a visitare la sua tomba, siano soprattutto donne.
La cosa mi incuriosiva e, facendo qualche ricerca, sono riuscita ad ottenere tre differenti versioni sulla leggenda che aleggia intorno alla scultura funebre di Victor Noir.
La prima vuole che il giovane sia stato freddato il giorno innanzi alle sue nozze, rendendolo uno sposo assai sfortunato, ma decisamente ben dotato, al punto che le future spose, il giorno prima delle nozze, per ‘tradizione’ si rechino a fargli visita e, a onore della superstizione, strofinino e carezzino quel punto delicato che dovrebbe portar loro fortuna con il futuro marito.
Il secondo mito sul conto di Victor Noir lo vuole portatore di fertilità per quelle donne che sfregheranno le sue labbra, il suo inguine e la punta delle sue scarpe, motivo per cui, qualche anno fa, l’amministrazione comunale di Parigi aveva deciso di porre una protezione intorno alla statua, per evitarne il deterioramento. Ma una moltitudine di vive e sentite proteste aveva portato alla rimozione quasi immediata di tale barriera.
La terza leggenda, la più romantica, forse sempre tenendo conto delle mancate nozze di Victor Noir, dice che le ragazze che si chinino a baciare le labbra della statua, avendo deposto qualche fiore nell’incavo del cilindro, riceveranno un’offerta di matrimonio nei successivi 365 giorni.
Personalmente avevo e ho qualche pudore nel toccare la statua funebre di un uomo in posti tanto intimi, e non sono nemmeno una futura sposa.
Ma un lieve bacio alle labbra del bel Victor confesso di averglielo concesso, se non altro per la compassione che provo per la sua vita sfortunata.
E poi, ad un po’ di fortuna in amore, non si dice mai di no!


Un altro premio!

Sono commossa e meravigliata perchè, in questo primo mese di vita, il mio piccolo blog ha ricevuto un altro riconoscimento! A donarmelo, due blogger, Susy e Sylvia , che stimo molto e che ringrazio di cuore!!



Le regole vogliono che io racconti sette cose su di me, provvedendo poi a donare questo premio ad altri dieci blog.
Dunque, vediamo...

1. Mi sono laureata in scienze dei beni culturali con una tesi sull'Antigone di Anouilh
2. Ho un tatuaggio sul polso destro
3. Detesto i pomodori crudi, sono una delle poche cose che non riesco a mangiare
4. Dipingere è la mia passione
5. Ho tre cani e un gatto
6. La mia stagione preferita è l'autunno
7. Sono aracnofobica!

E adesso l'elenco dei blog che ho scelto di premiare:

1. La favola della botte
2. L'angolo di Estel
3. La Maison de Maristella
4. Semplicemente femminile
5. Aldina's corner
6. Think Shabby
7. Un tè con Jane Austen
8. Georgiana's Garden
9. First impression
10. Lavanda & Rose

mercoledì 19 gennaio 2011

Un tè con Maria Antonietta: biscottini glamour



Alzi la mano chi, guardando il film su Maria Antonietta diretto da Sofia Coppola, non abbia, almeno una volta, strabuzzato gli occhi davanti all'invitante sequenza in cui i dolci di Ladurée la fanno da padroni: piramidi di macarons, vassoi di cupcakes, biscottini glassati, e altre delizie fanno la loro apparizione scatenando meraviglia, stupore e anche un certo languorino...
Così ho voluto provarci anch'io, organizzando un piccolo 'Maria Antonietta Party', complice il tè Marie Antoinette di Ladurée (il negozio di Milano è un'istigazione a delinquere!) e i biscottini glassati fatti in casa!





Ricetta per i biscotti

Burro 250g
Farina 500g
Uova 4 tuorli
Zucchero a velo 200g
1 bustina di vanillina (o scorza di limone)

Togliere il burro dal frigo, tagliarlo a cubetti e mescolarlo, ancora freddo, alla farina, fino ad ottenere un composto dall'aspetto 'sabbioso'.
Formare con il composto una fontana, nel cui centro andranno versati i tuorli, lo zucchero a velo e la vanillina (o la scorza di limone). Lavorarlo fino ad ottenere un impasto compatto, quindi coprirlo con la pellicola e lasciarlo riposare nel frigo per almeno un'ora.
Una volta trascorso il tempo stabilito togliere la pasta frolla dal frigo, spolverare il piano di lavoro di farina, stenderla con il mattarello e ritagliarla con le formine. Quelle che ho usato io me le hanno regalate per Natale, non sono adorabili?
Cuocere in forno caldo a 180° per 12-14 minuti.





Ricetta per la glassa

Zucchero a velo 300g
Coloranti alimentari
Acqua bollente(due o tre cucchiai)

Mescolare l'acqua bollente allo zucchero a velo, fino ad ottenere un crema abbastanza densa. Dividere la glassa neutra in diverse ciotoline e aggiugervi i coloranti alimentari (mescolare di tanto in tanto per evitare che lo zucchero cristallizzi).




A questo punto decorare a piacere i biscotti, aggiungendo zuccherini o piccoli ghirigori con la pasta glitter!



Ho accompagnato i miei biscottini con il buonissimo tè Marie Antoinette di Ladurée, una miscela irresistibile di tè nero, oli essenziali ed aromi (pompelmo, limone, arancio amaro, mandarino, limone verde), fiori (rosa, gelsomino), miele e piccoli pezzi di frutta essiccata. Questo tè ha un profumo davvero irresistibile ed un sapore delicato, in cui il gusto del miele prevale sugli altri aromi. Un tè decisamente dolce e raffinato...Forse per questo è stato denominato Marie Antoinette?





Nella speranza di aver addolcito anche la vostra giornata...

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