lunedì 14 luglio 2014

Training in Love di Manuela Pigna

Inizierò a parlare di questo romanzo facendo due premesse: l’autrice è una persona davvero squisita, con cui è nata una bella amicizia virtuale, e questo, che è il suo secondo romanzo, è un romanzo autopubblicato. Non starò qui a dilungarmi sui pro e sui contro del self (sempre più pro e sempre meno contro, per quanto mi riguarda) ma vorrei dire che, se Manuela non avesse fatto questa scelta, non sarei qui oggi a parlarvi del suo libro, e quindi ben vengano gli autori che credono in se stessi e valorizzano il frutto dei loro sforzi con le loro sole forze^^
Ma parliamo di Training in Love.
È un romanzo molto dolce, per quanto riguarda la storia d’amore, ma anche complesso e, in alcuni punti, sottilmente drammatico. A raccontarci la sua storia è Olivia, la protagonista, Olly per gli amici, anche se di amici veri, Olly ne ha ben pochi. Lei è una ragazza buona, forse troppo, paziente, davvero troppo, e rassegnata a vestire i suoi panni oversize all’insegna di una non-vita in cui le emozioni, quelle vere, sembra non riescano a valicare la barriera di carne che lei stessa si è costruita attorno in anni di abbuffate solitarie. Fino al giorno in cui il desiderio di avere una vita normale, la vita di una ragazza che non si preclude tutto ciò che di bello può capitarle a causa del costante disagio provocato dal proprio corpo, le fa alzare la testa e prendere la decisione, irremovibile, di dimagrire. Olly, che è una persona saggia grazie alla gran quantità di libri mandati giù insieme alle barrette al cioccolato e alle lacrime, nei suoi anni di solitudine, sa che questo progetto, così importante eppure così delicato, rischia di trasformarsi in un clamoroso buco nell’acqua senza l’aiuto di uno specialista, in grado di sostenerla e motivarla. Perché per perseguire certi obbiettivi la spinta interiore non basta, serve un aiuto esterno. E così, ecco comparire nella vita di Olly Andrea, un Dio del sole, il personal trainer che tutte le ragazze vorrebbero avere al loro fianco: bello come un Apollo, fisicato come il David di Michelangelo e integerrimo nel suo lavoro.


Ma, soprattutto, Andrea è di una gentilezza e una disponibilità che non ti aspetteresti mai e poi mai da un tipo così, uno a cui basta un’occhiata per stendere una ragazza. E qui, devo ammettere che Manuela mi ha piacevolmente sorpreso, perché era molto facile scadere nel cliché del ‘prima ti odio e poi ti amo’, puntando tutto sulle differenze fisiche tra i due personaggi e dando vita a un teatrino fatto di battutine e battutacce, screzi e tiri mancini, fino all’immancabile happy end in cui il bello di turno si rende conto che la ragazza cicciotella è tutto sommato più intelligente e vispa delle bambole svampite che frequenta lui. E si redime per lei. Era molto facile fare di Andrea uno fissato con il fisico statuario e le apparenze e di Olivia la ragazza che lo convince che le persone belle, belle davvero, sono quelle belle dentro. E invece no. Perché, in questo caso, è Andrea a essere un passo avanti, a sapere che sono i drammi che viviamo dentro a riflettersi su ciò che appariamo fuori e ad agire di conseguenza nei confronti di una reticente Olly, troppo spaventata per aprirsi a qualcuno, per lasciarsi andare, per lasciarsi… toccare. E questo è uno dei motivi per cui mi è piaciuto questo libro. Il rapporto tra Olivia e Andrea è reale, lento, progressivo. Si avvicinano, si studiano, si comprendono, lentamente fanno amicizia, gradualmente si aprono l’uno all’altra. Lui diventa un po’ il suo angelo custode, la prende per mano, la guida, la sostiene quando sembra che stia per cadere, la protegge da tutti, anche dagli errori che, un giorno, potrebbe commettere per leggerezza. Manuela non calca mai i toni, la storia procede lieve, ma, come dicevo all’inizio, alcuni episodi recano una sfumatura di dramma, che poi è il dramma di Olly: il suo non riuscire ad accettarsi. E, benché Andrea sia l’uomo che tutte vorrebbero avere al proprio fianco, è Olivia la protagonista indiscussa della storia. E, benché sì, questo sia un rosa, un romanzo che parla d’amore, è prima di tutto la storia di Olivia con se stessa a riempire le pagine. La sua ricerca interiore, la ricerca di chi si era perso e riesce a ritrovarsi. Tratteggiata con maestria da un’autrice che deve averla più a cuore di quanto il lettore riesca a cogliere, Olly buca la pagina, affiora dalla carta, personaggio tondo al cento per cento, con la sua forza e la sua fragilità. E parla con noi, si racconta: il divorzio dei genitori, le liti con la madre, figura ingombrante e dispotica nella vita di questa figlia così impacciata; e, ancora, le abbuffate di notte, di nascosto, gli scherzi brutali dei compagni di classe, la superficialità della gente. La difficoltà di creare un muro invalicabile tra sé e il mondo e l’ancor più difficile smantellamento dello stesso. Perciò sì, romanzo rosa, ma, forse, anche un po’ romanzo di formazione, perché seguiamo il cambiamento della protagonista, la sua ricerca della felicità tifando per lei: da crisalide a farfalla, contando su una grande forza di volontà e su un personal trainer davvero insostituibile. E alla fine il messaggio che passa sarà anche scontato, ma sempre molto attuale: non puoi amare qualcuno se prima non impari ad amare te stesso.


E potrei concludere qui questa recensione, davvero, ma dato che prolissità è il mio nome, e considerando che Manuela mi ha chiesto di essere sincera parlando del suo libro, mi soffermerò su un paio di cose che, secondo quello che è il mio personale parere, stonano un po’.
La prima cosa che mi è saltata agli occhi è il modo in cui la storia è narrata, ovvero in prima persona al tempo presente. È la scelta più temeraria, per quanto mi riguarda, perché rischia di far apparire il testo monocorde (faccio, dico, penso…) Manuela la gestisce molto bene, ma in alcuni punti non ho potuto fare a meno di notare l’eccessiva colloquialità con cui Olly si esprime (Aspetto fuori di fianco alla mia macchina, mandando un messaggio a Linda che sono fuori.) Ecco, per quanto questa scelta stilistica abbia il merito di farci sentire il personaggio molto vicino, di farci sentire parte dei suoi pensieri, trovo che non sia una scelta azzeccata perché, nonostante tutto, la scrittura ha dei codici diversi dal parlato (Aspetto fuori di fianco alla mia macchina, mandando un messaggio a Linda per avvisarla che sono fuori.) Spero di essermi fatta capire^^
L’altra cosa è in realtà molto banale, e sono i refusi, soprattutto nelle prime pagine. Ma questa è davvero un’inezia risolvibile con una ulteriore revisione!
E dunque... a quando il prossimo romanzo, Manuela?

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