sabato 2 aprile 2011
Quel che resta del giorno
Inghilterra, 1956. Mr. Stevens, l’irreprensibile maggiordomo della prestigiosa Darlington Hall, è alle prese con la sua prima settimana di libertà dopo una vita di puntuale e instancabile servizio. Settimana che decide di trascorrere compiendo un viaggio in auto diretto in Cornovaglia, con l’intenzione di ritrovare una vecchia conoscenza. Sarà proprio questo viaggio l’occasione per Mr. Stevens di ripercorrere il proprio passato, fatto di duro lavoro e scelte che, immancabilmente, giuste o sbagliate che siano state, l’hanno portato ad essere l’uomo che è: un uomo che ha messo la professione al primo posto su tutto, sacrificandole gioie e affetti, per perseguire un illusorio ideale di perfezione.
La scrittura di Kazuo Ishiguro, precisa e raffinata, ci consegna così un personaggio letterario di grande impatto. La narrazione, in prima persona, ci permette di prendere parte alle riflessioni che Mr. Stevens compie lungo il proprio viaggio, viaggio che si rivelerà un percorso attraverso la sua vita: dalle ironiche riflessioni su cosa faccia di un maggiordomo un ‘Grande maggiordomo’, alla considerazione di cosa implichi ‘avere dignità’; dal rapporto con il padre, visto come figura ‘mitica’, modello assoluto da cui prendere esempio, ai difficili sentimenti per Miss Kenton, la governante di Darlington Hall, di cui si innamora, ricambiato, anteponendo tuttavia a tale sentimento l’assoluta dedizione per il proprio lavoro, che ritiene molto sconveniente per un ‘Grande maggiordomo’ venir meno ai propri compiti lasciandosi distrarre da tutto ciò non inerente al servizio.
I grandi maggiordomi sono grandi proprio per la capacità che hanno di vivere all’interno del loro ruolo professionale e di viverci fino in fondo; sono individui che non si fanno sconvolgere da eventi esterni, per quanto sorprendenti, allarmanti o irritanti possano essere. Essi portano su di sé la propria professionalità allo stesso modo in cui un vero gentiluomo porta l’abito che indossa. E cioè senza consentire a dei mascalzoni o alle circostanze di strapparglielo di dosso davanti agli occhi di tutti; sarà egli stesso ad abbandonarlo quando stabilirà di farlo e soltanto allora, cosa che invariabilmente accadrà quando egli sarà rigorosamente solo. Si tratta, come dicevo, di una questione di “Dignità”.
E così, Mr. Stevens trascorre la sua vita alle dipendenze di Lord Darlington, gentiluomo moralmente discutibile ammanicato con i nazisti, donandogli la parte migliore della propria vita, lasciandosi sfuggire attimi preziosi, come quello di poter dire addio al padre sul letto di morte, o di rivelare i propri sentimenti a Miss Kenton prima che questa accetti la proposta di matrimonio di un altro uomo, che la porterà via con sé.
Vent’anni dopo, un anziano Mr. Stevens tenterà inutilmente di riafferrare ciò che ha perduto perseguendo la perfezione, rendendosi conto, infine, che il passato è passato, ed è inevitabilmente scivolato via per sempre.
Tutto ciò che rimane è la sera. E forse, non è troppo tardi per ricominciare una nuova vita.
‘Smettila di guardarti indietro continuamente. Bisogna essere felici. La sera è la parte più bella della giornata. Hai concluso una giornata di lavoro e adesso puoi sederti ed essere felice.'
Penso di non esagerare se dirò che è uno dei libri migliori letti ultimamente. Ishiguro ha una grande capacità: quella di legarti per sempre al suo personaggio. E devo ammettere che ancora adesso, dopo qualche giorno che ho terminato il libro, ogni tanto mi sento salire certo magone ripensandoci. Credo che la caratteristica principale di un romanzo ben riuscito sia quella di lasciarti sempre qualcosa, a fine lettura, e questo, per me, è decisamente un romanzo ben riuscito, tant’è che continuo a rifletterci.
E’ fondamentalmente una storia di rimpianti e struggente nostalgia per qualcosa che non si potrà riavere indietro. Occasioni mancate, le definirei. Eppure, Mr. Stevens sente di non aver totalmente sprecato la propria vita: ha dato il meglio di sé nel proprio lavoro. E anche se non ha potuto mai essere veramente sé stesso, anche se non ha potuto amare, anche se il gentiluomo cui ha dedicato la propria vita, infine, si è rivelato essere tutt’altro che un brav’uomo di alto spessore morale, Mr. Stevens ha, in qualche modo, compiuto il suo dovere. E può continuare a farlo, perché nella vita, nonostante tutto, non è mai troppo tardi.
Sono le scelte che compiamo a fare di noi ciò che siamo.
Un libro magnifico, davvero.
Il film
Non avrei potuto pensare ad un regista migliore di James Ivory per un film su un libro tanto raffinato. E Ivory non delude, affatto, dirigendo un’opera perfettamente conforme allo spirito del testo. La trama è ripresa in modo quasi maniacale: ambientazioni, dialoghi, personaggi, tanto che mi sono quasi sorpresa di aver immaginato molte scene esattamente come Ivory ce le propone.
Ci sono alcune piccole difformità, ovviamente, e qualche licenza poetica, come nello struggente dialogo finale tra Mr. Stevens e Miss Kenton, ma nel complesso l’opera letteraria non subisce stravolgimenti tra le mani di Ivory, che per questo si merita tutta la mia ammirazione.
Non era facile dirigere un film tratto da un libro fatto sostanzialmente di riflessioni personali, ma l’abile regista inglese ci riesce alla perfezione, aiutato anche dai due attori protagonisti: Anthony Hopkins, nei panni di Mr. Stevens e Emma Thompson in quelli di Miss Kenton, perfettamente azzeccati oltre che bravissimi nel far rivivere sullo schermo il tormentato rapporto che lega i due personaggi. Rapporto fatto di incomprensioni, frecciatine e molta incomunicabilità.
La simbologia di molte immagini è fortemente evocativa, come nella scena iniziale, quando, con il sottofondo delle parole di Miss Kenton, si apre la scena sull’attuale situazione di Darlington Hall: il folto e nutrito gruppo di domestici che un tempo facevano parte dello staff di Mr. Stevens è ormai un lontano ricordo, solo l’irreprensibile maggiordomo è rimasto a svolgere le proprie mansioni, quasi incurante del tempo passato a servizio nella suntuosa dimora. Ivory apre la scena su un atrio pieno di lacchè, per poi farli sfumare lentamente, come un ricordo che va dissolvendosi, lasciando, infine, Mr. Stevens che, fra due orologi, riflette amaramente sul proprio passato.
Lo stesso espediente è utilizzato in altre scene con protagonista Miss Kenton, a suggerire un senso di inevitabile perdita, una malinconia per ciò che era che non può avere fine.
E’ un film molto inglese, lento, preciso, sottilmente ironico in alcuni punti, estremamente intenso in altri.
Ivory ha inoltre dichiarato di non sapere esattamente cosa dovesse fare un maggiordomo: le mansioni del personale, il problema della dignità, la preoccupazione di servire un padrone che possiede un’integrità morale e le particolarità nel governare una villa di tanto fasto e grandiosità. Per farsi aiutare nel compito ha dunque assunto un vero maggiordomo durante le riprese, trovando un candidato davvero ineccepibile: un cameriere in pensione di Buckingham Palace, con cinquanta anni di servizio alle spalle, che gli ha fornito preziosi consigli e incredibili spunti, come nella scena in cui Mr. Stevens misura con un metro le distanze sul tavolo da buffet tra calice e piatto, tra oliere e centro tavola. Un atteggiamento molto, molto inglese!
La scena finale, con Mr.Stevens che chiude le finestre su Darlington Hall, osservando pensieroso il cielo in cui si è appena librato in volo un uccello rimasto imprigionato in una stanza della villa è incredibilmente arguta da parte del regista, che lascia intendere come, in fondo, Mr. Stevens appartenga a quel posto.
Se mai ha avuto un’occasione di libertà, ha preferito tornare nell’unico luogo cui ha dedicato la propria esistenza. Luogo che fa parte di lui almeno quanto lui stesso faccia parte di Darlington Hall, cui adesso, dopo aver smesso di guardare ad un passato perduto, può dedicarsi con rinnovato vigore, perché una seconda occasione per riscattarsi non si nega a nessuno.
Film bellissimo, che tuttavia sconsiglio di vedere prima di aver letto il libro, per non togliersi il piacere di assaporare, anticipandosi, le squisite parole di quest’ultimo.
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Mi sono ripresa...più o meno. Grazie per essere passata e per il premio -che cerchero' :)- nel blog. Non l'ho mai letto nè visto QCRDG, mi intriga assai dopo aver letto questo post! :)
RispondiEliminaAchan, sono contenta che tu stia meglio! Il premio era dovuto! 'Quel che resta del giorno' è stupendo, te lo consiglio vivamente!
RispondiEliminaSono anni che tento di vedere il film, ma sfortunatamente non lo ripropongono mai in tv; e anche il libro desidero leggerlo da anni... vediamo un po' se prima o poi riuscirò a trovare sia l'uno che l'altro!!
RispondiElimina;-)
Sembra interessante...non ho letto il libro e non ho visto neppure il film...però gli attori mi ispirano e forse inizierò da lì :)
RispondiEliminaun abbraccio e buon week-end
Ciao! Grazie mille per essere diventata mia follower e anche io ricambio molto molto volentieri...mi sono iscritta a tutti e due i tuoi blog! Che sono bellissimi :-)
RispondiEliminaAnche io come te amo leggere, amo l'arte, amo i bei film...seguirò con tanto interesse i tuoi blog!
A presto!
Claudia
www.clodycreazioni.blogspot.com
Ciao, ti abbiamo premiata qui:http://fine-nelsogno.blogspot.com/2011/04/versatile-blogger.html.... ^_^
RispondiEliminaNon ho mai sentito parlare di questo libro, ma ho trovato già da tempo qualche accenno su di film... solo che non mi ha fino oggi ancora intrigato abbastanza (prima che arrivassi ti).
RispondiEliminaSai, sono passata a dirti che ti stavo pensando: ho trovato a casa un vecchio libro di S. Zwaig - Maria Antoanetta, pensa un po', lo possiedo da anni, e non c'ho mai fatto caso a esso. Ma adesso l'ho preso in mano e non lo lascio prima di averlo letto tutto.
A presto!
Ho adorato il film, il libro purtroppo non l'ho letto, ma il film è carico di suggestione e di poesia...
RispondiEliminaPer quel che rigurda i processi per stregoneria, ho scritto diversi articoli, casomai ti interessasse documentarti un po' fammelo sapere...
Un abbraccio
Argante
Ciao!
RispondiEliminaHai ricevuto un premio virtuale, passa dal mio blog a ritirarlo se ti fa piacere!
http://clodycreazioni.blogspot.com
ciao, sono arrivata per caso nel tuo blog e devo farti davvero i complimenti é molto bello!
RispondiEliminanon conoscevo né il libro né il film quindi grazie per la segnalazione!
Carissima Francesca! Finalmente, eccomi qui. Non volevo perdere l'occasione per commentare questo post, emozionante, come sempre.
RispondiEliminaDevo confessare che all'epoca in cui uscì il film mi ritrovai a derogare alla solita regola "prima il libro, poi il film" e vidi prima il film. Ebbene, fu tale il coinvolgimento ed il magone che tornava di tanto in tanto anche nei giorni seguenti (come molto puntualmente dici tu) che decisi di NON leggere il libro: sapevo che sarebbe stato troppo doloroso.
Ho sempre guardato con interesse a questo libro...la tua recensione, davvero ben fatta, mi ha convinto...lo metto in wl! ;-)
RispondiEliminaGrazie per essere passata da me e per il commentino...ti ho "followerizzato" anche io volentieri...a presto! ^^