martedì 13 dicembre 2011
Il giro di vite: the others
"...Naturalmente ci sono gli altri."
"Ci sono gli altri - ci sono veramente gli altri", dissi a mia volta.
(Il giro di vite, Henry James)
Volendo citare un autore a me molto caro, nonché indubbiamente un caposaldo della letteratura dell’orrore (ma non solo), genere da me particolarmente apprezzato, potrei iniziare a parlare del Giro di vite di Henry James così:
‘I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. Vivono dentro di noi e, a volte, vincono.’
La frase, per inciso, è di Stephen King. Uno che di certo sa il fatto il suo e che, probabilmente, con i suoi demoni ci ha convissuto a lungo, cercando di esorcizzarli con carta e inchiostro.
Henry James, quasi certamente, non era diverso. La dimostrazione è proprio il suo più celebre racconto di fantasmi (ne scrisse molti), The turn of the screw.
Ma se pensate che questa sia una semplice storia di fantasmi, beh… vi sbagliate. Stephen King ci aveva visto giusto, e non per niente l’ha definito uno dei più inquietanti e riusciti racconti dell’orrore. E se lo dice lui, non certo un novellino del genere, dobbiamo crederci.
Il punto di forza dell’opera di James, quello che la rende così terribilmente sinistra, risiede soprattutto nell’inspiegabile vaghezza che, pagina dopo pagina, lascia intuire i fatti al lettore, senza tuttavia dargli la minima certezza che le cose stiano andando esattamente così. A monte di questo ‘disturbo’, di questa visione falsata della realtà vi è l’io narrante, la voce della protagonista, che potrebbe dire il vero così come, al contrario, potrebbe essere vittima di un’allucinazione in grado di offuscarne la mente.
Ma veniamo al racconto.
I fatti iniziano, come ogni buona storia di fantasmi che si rispetti, davanti ad un camino nella fredda sera della vigilia di Natale, dove il ‘solito’ gruppo di amici un po’ sbronzi decide di spassarsela raccontandosi storielle da brivido. Dopo due o tre racconti piuttosto scadenti, il solito guastafeste, per nulla impressionato, decide di terrorizzare sul serio i presenti rivelando di essere a conoscenza di una storia che di certo avrebbe tolto loro il sonno per molte notti.
La storia in questione, però, non può essere raccontata nell’immediato: si tratta, infatti, di una storia scritta dalla donna che visse i fatti in prima persona una quarantina di anni prima, morta da almeno vent’anni. Nell’attesa che il plico contenente il prezioso manoscritto giunga loro, Douglas (il guastafeste) intrattiene i suoi ospiti con qualche anticipazione sulla protagonista del racconto, rivelando che si trattava dell’istitutrice di sua sorella, una donna dalla conversazione brillante e di grande acume. Questo particolare, apparentemente privo di importanza, è in realtà il perno su cui ruota l’intera vicenda: come non fidarsi di una narratrice tanto brillante?
Il giudizio che Douglas fornisce sulla protagonista (che rimarrà sempre senza nome) influenza il lettore dal principio, per minarne, in seguito, tutte le certezze.
La storia in prima persona inizia quando la donna, un’istitutrice appena ventenne, piena di sogni romantici e per nulla avvezza alla vita, accetta il posto di lavoro offertole ‘dall’affascinante gentiluomo di Harley Street’: dovrà occuparsi dell’educazione dei figli del suo defunto fratello, confinati nella sua casa di campagna, Bly, e non disturbarlo per nessun motivo. La ragazza, ammaliata da quest’uomo misterioso ed intrigante, si assume l’impegno con grande senso del dovere. L’ultima cosa che vuole è deludere le aspettative del padrone e questo inizia a procurarle un iniziale stato di ansia. Un’ansia che inizierà presto a tramutarsi in apprensione, inquietudine, timore…
Ma appena giunta alla tenuta di Bly, le sue paure vengono dissipate: la casa è immersa in un giardino fiorito e rigoglioso, il sole splende alto nel cielo, la servitù si dimostra particolarmente cordiale e la sua pupilla, Flora, è una bionda creatura celeste. La ‘più bella bambina’ che l’istitutrice abbia mai visto. Le premesse per un classico racconto gotico (nebbia, oscurità, case decadenti) svaniscono nel nulla, ma anche questo è un espediente di James. Rendere inquietante il reale, l’ordinario, persino una primaverile giornata di sole: questa è la vera sfida.
In poco tempo, infatti, la serenità della protagonista si sbriciola come un castello di sabbia: la notte non dorme, tenuta sveglia da strani rumori e ambigui pensieri: perché la governante, la signora Grose, si è dimostrata tanto felice di vederla? Ma soprattutto perché ha cercato di nasconderlo?
L’ansia ritorna, alimentata ora anche dal fatto che Miles, il fratello di Flora, è appena stato espulso dal collegio in cui studiava per un non meglio precisato ‘comportamento sconveniente’. Da questo momento lo stato mentale della protagonista subirà svariati colpi, a partire dalle misteriose visioni che inizia ad avere e che si rivelano essere gli spettri di due defunti domestici: Peter Quint e Miss Jessel. Due depravati, a quanto racconta la signora Grose, che vivevano una tresca proibita in modo piuttosto esplicito e sono morti in circostanze misteriose. Inizialmente sembrerebbe che l’istitutrice sia la sola a vederli, ma presto subentrerà l’influenza che gli spiriti paiono avere sui bambini, come se volessero corromperli, possederli. Da questo momento nulla sarà più certo.
L’istitutrice si scinde: è una donna forte che cerca di affermare il bene sul male, tentando di proteggere Miles e Flora dal male rappresentato dai due spettri, o piuttosto una persona fortemente disturbata che riversa angoscia e frustrazione sessuale sui due ignari bambini, soffocandoli con le sue ansie e le sue fobie?
La critica si è a lungo dibattuta, perché i fantasmi, nel Giro di Vite, che è la più celebre delle Ghost Story, potrebbero non esistere realmente, se non nella mente alterata della protagonista.
A voi la scelta, sembra dire James. E non si può fare a meno di chiudere il libro pervasi dall’orrore.
Il Giro di Vite è una vera storia di spettri, o solo l'ambiguo sprofondare nella follia di una donna resa paranoica dall'eccessivo carico di stress?
Da questa fortunata opera sono stati tratti svariati film, le immagini di questo post appartengono alla versione del 2003, dal titolo, appunto, ‘The turn of the screw’ del regista Tim Fywell, che stravolge la narrazione facendo parlare l’istitutrice da un ospedale psichiatrico in cui è stata rinchiusa dopo il tragico epilogo.
Una delle variazioni più riuscite del Giro di Vite è indubbiamente The Others, del 2001 del regista Alejandro Amenábar , che ribalta le parti con risultati sorprendentemente terrificanti. Da pelle d’oca.
Siete pronti a rimanere terrorizzati?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
MI è piaciuto tanto Giro di vite...sono una fifona ma non potevo non leggerlo...anche perché, come dici tu, non è una storia di fantasmi classica...c'è un principio d'introspezione in James, cosa che non mi sorprende visto il periodo in cui scrive, che rende l'intera storia molto più appetibile e sicuramente la pone su un livello molto più alto delle classiche ghost story...l'animo umano appare a volte davvero spaventoso ma proprio per questo sempre affascinante...:-)
RispondiEliminaNon conoscevo questo libro ma mi hai aperto un mondo e mi hai incuriosita molto: lo metto nella lista dei libri da leggere. Il film l'ho visto e sono rimasta "terrorizzata" :)
RispondiEliminaIl Giro di Vite è fantastico.. come scrivevo nell'incipit del mio ultimo post, io adoro i classici dell'horror, quelli in cui più che scene splatter sono le sottili tensioni psicologiche a dare i brividi! Il racconto di James è uno dei miei preferiti: straordinaria l'atmosfera solitaria della villa immersa nel silenzio del parco, con le improvvise apparizioni delle inquietanti e maligne shilouette degli "intrusi" (il cuore in gola della scena in cui la protagonista vede comparire il volto malefico di Peter Quint al di là del vetro!), lo stridente contrasto tra l'innocenza - presunta - dei bambini e il dubbio che essi invece sappiano molto più di quello che lasciano intendere, e che non siano poi così "vittime"...
RispondiEliminaL'ho riletto con molto piacere quest'anno, un capolavoro, decisamente ^_^
(così come The Others... lo vedo e rivedo senza stancarmi...)
..conosco il film!!ed è uno dei miei preferiti, ogni volta che lo danno in tv, lo guardo, e rimango sconvolta ogni volta, come se fosse la prima volta!!e a questo punto non potrò farmi scappare nel il film, da dove hai tratto le immagini per la recensione, ne il libro!!grazie mille!!
RispondiEliminaA chi è piaciuto Giro di vite, consiglio di dare un'occhiata anche agli altri racconti di fantasmi di James, tutti scritti nel suo particolarissimo stile. Leggendoli ho incominciato a pensare anch'io - come prima di me hanno fatto tanti altri lettori - che l'autore 'subisse' gli interessi in campo filosofico e psichiatrico dei suoi meno noti fratelli.
RispondiEliminaBuone letture,
Ludo.
Non conosco "Giro di vite" ma ho amato alla follia "The others"...forse è il caso di leggerlo ;-) Grazie per la preziosa dritta.
RispondiEliminaPS: ma il film con Lady Mary Crawley di Downton Abbey???
Io e alcune mie amiche dopo aver letto Giro di Vite abbiamo formulato una teoria.Cioè,che tutti gli avvenimenti non ruotassero attorno ai bambini ma all'istitutrice vittima di un gioco perverso orchestrato da Quint e dalla Jessel(in realtà ancora vivi) con la complicità dello zio che grazie alle sue richieste crea un vero e proprio isolamento a Bly.Un gioco in cui Miles e Flora sono semplicemente due pedine per portare alla pazzia la povera isitutrice.Ciò che non ci è ancora chiaro è il ruolo della signora Grose.
RispondiEliminaCiao, ti leggo solo ora e chissà se mi leggerai mai. Interessante il tuo commento. Il motivo per cui l'istitutrice verrebbe irretita però quale sarebbe...? Semplice e peraltro immotivata malvagità? - la mia non è una critica, ma interesse e mi piacerebbe che rispondessi. Avete elaborato anche questo? Ciao, grazie
Elimina(Quanto alla signora Grose, potrebbe esser proprio lei l'intermediaria che predispone l'istitutrice alla credulità)
Elimina