
Non saprei dire perché ho aspettato tanto per leggere il libro di David Herbert Lawrence.
Penso, soprattutto, per una sorta di sottile pregiudizio che mi ha portato a credere, sino ad ora, si trattasse prevalentemente di una vicenda, si, molto sensuale, ma piuttosto generica. Il sesso e la passione, ma soprattutto il sesso e l’amore, si sa, non procedono sempre sul medesimo binario e il sesso fine a se stesso non ha mai destato in particolar modo la mia attenzione.
Sono stata perciò molto colpita nel rendermi conto che la storia di Lady Chatterley e del suo amante non fosse affatto una sordida relazione clandestina, destinata a durare l’attimo di una fiammata, ma un vero e proprio rapporto d’amore: dolce, sofferto, intenso come solo l’amore può essere.
E mi sono innamorata anche io, di questo libro.
Siamo negli anni 20. Constance, ragazza moderna, colta e sessualmente emancipata, dopo l’università e tutti i piacevoli diversivi che questa comporta, contrae matrimonio con Sir Clifford Chatterley, giovane uomo piacente, unico erede delle miniere di carbone Chatterly.
Il destino beffardo, però, non ha progetti felici per i due neosposi. Dopo una breve luna di miele Clifford si trova infatti costretto a partire per la guerra, da cui tornerà miracolosamente vivo, ma completamente paralizzato dalla vita in giù.
E quando si dice completamente, si intende proprio completamente.
A Connie non resta perciò che ingoiare il rospo amaro e chiudersi le porte di Wragby, la cupa dimora dei Chatterly, alle spalle, divenendo punto di riferimento e ancora di salvezza di un uomo tanto crudelmente disprezzato dal fato.
Ella è infermiera e moglie devota, consigliera e confidente, spalla su cui piangere e unica figura su cui riversare rimpianti e amarezze di una vita tanto brutalmente spezzata.
I due coniugi si isolano sempre più nella loro tetra tenuta, mentre l’egoistica dipendenza di Clifford da Connie inizia a succhiarle più energia di quel che lei possieda, lasciandola ad un passo dal baratro di una pericolosa depressione.
Unica fonte di svago e possibilità di fuga dalle soffocanti mura di Wragby è per Connie l’esteso bosco che circonda la proprietà, in cui ama perdersi in lunghe passeggiate meditative.
Ed è qui che vive Oliver Mellors, il guardiacaccia alle dipendenze di Clifford.
Inutile dire che la figura di Mellors ha avuto il mio amore incondizionato sin dalla sua entrata in scena!
Riccioli rossi e occhi di ghiaccio, Mellors ha in sé il portamento e la dignità dell’uomo nobile, sebbene le sue origini e il suo marcato, e fortemente enfatizzato dialetto dicano tutt’altro.
Perché Mellors è un uomo in fuga dalla vita, e tra le ombre e i folti arbusti del bosco in cui si è ritirato cerca soprattutto anonimato e solitudine.
Un matrimonio sbagliato alle spalle e una brillante carriera militare gettata alle ortiche, l’unica cosa che chiede alla propria esistenza è l’isolamento e la pace che esso comporta, e il solo pensiero di dover fare conversazione con la moglie del padrone che, sempre più spesso, si trova a girovagare nei suoi luoghi è un vero e proprio tormento per il guardaboschi.
Astio e una sottile e pungente ironia sono le uniche armi con cui Mellors, inizialmente, tenta di difendersi da Connie, e da quelle che considera vere e proprie intrusioni al solo scopo di dannargli l’anima.
Ha giurato che mai più nessuna donna sarebbe riuscita a creare scompiglio nella sua vita, men che mai nel suo cuore!
Eppure, deve ammettere a malincuore che Connie, con la sua grazia e la sua malinconia, con la sua freschezza e la sua dolce femminilità lo attrae più di quanto egli vorrebbe.
Il nascere della loro relazione da l’idea di qualcosa che non si poteva evitare: essi sono, infatti, due anime affini, due anime sole e ferite, troppo simili per non riconoscersi e non attirarsi come la luce attira le falene.
Ho trovato assolutamente realistica la prima fase della loro relazione, fatta di un amore ancora acerbo, forse troppo per definirlo tale, ma piuttosto un folle e disperato bisogno di sopire dolori ed emarginazione l’uno tra le braccia dell’altra. E il tentativo, immediatamente successivo, di sfuggire a questo sentimento, perché, è chiaro ad ambedue, sta diventando troppo forte e pericoloso, considerati i rischi cui vanno incontro.
Connie è una lady, e Mellors un dipendente salariato del marito. Un servitore.
Le regole della buona società li vorrebbero sconfitti in partenza.
Ma si sa, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce (cit. Blaise Pascal), e la forte carnalità di cui è fatto il rapporto di Connie e Mellors coinvolgerà presto anche lo spirito, portandoli alla consapevolezza che solo insieme raggiungeranno la felicità a lungo negata ad entrambi, e che battersi per questa felicità appena maturata è tutto ciò che entrambi vogliono.
Per concludere, devo ammettere che quest’opera, a lungo censurata in quanto considerata "il più indecente romanzo del mondo", mi ha conquistata, letteralmente.
Scritta in modo sublime, con accurate descrizioni e un’introspezione dei personaggi degna di uno psicologo, che è quanto di più amo trovare in un buon libro. Essi sono, infatti, tutti finemente rappresentati nelle loro angosce e nei loro più intimi pensieri, tanto da credere siano persone reali che prima o poi avrai il piacere di incontrare: lo sfortunato quanto prolisso e noioso Clifford, la fragile ma tenace Connie, il solitario e passionale Mellors. Ma anche la scaltra e intraprendente signora Bolton, l’infermiera di Clifford che silenziosamente prenderà il posto di Connie nel cuore del padrone, la sorella di Connie, Hilda, tanto brava a professarsi socialista d’avanguardia quanto a confermarsi classista e intimamente razzista, il fatuo e inconcludente Michaelis, scrittore senza infamia ne lode, precedente amante di Constance.
Ti restano addosso, impossibile negarlo.
Magiche e di ‘atmosfera’ le cornici immerse nel silenzio del bosco, dove si consuma la passione dei due amanti, tanto discordanti dallo squallido grigiore di Wragby e dal villaggio dei minatori.
Ben descritte e mai volgari anche le scene di sesso tra i due protagonisti, che all’epoca fecero molto discutere: si avverte pienamente il fuoco che brucia l’anima, la carnalità, la passione, la voglia di scoprirsi come uomo e donna.
E, più di tutto, l’amore.
Entra di diritto nella top ten!