giovedì 17 marzo 2011
L'Italia s'è desta: Il Gattopardo
Centocinquanta anni fa esatti, Vittorio Emanuele II veniva incoronato Re d’Italia, un’Italia novella, appena nata, sorta dalle ceneri di quello che era uno sterminato ammasso di stati e staterelli, un organismo vecchio ormai in disfacimento, di cui si doveva cambiare tutto, per fare in modo che, unificato, tornasse a vivere e prosperasse.
Per celebrare questa giornata voglio parlarvi di un grande capolavoro della letteratura e del cinema: Il Gattopardo.
Scritto da Tomasi di Lampedusa e portato sullo schermo dal grande Luchino Visconti, Il Gattopardo parla proprio di questo, di quando, centocinquanta anni fa, il nuovo spazzò via il vecchio, per sempre. Una generazione, quella dei gattopardi, i fieri aristocratici di un tempo, tramontava ormai definitivamente per lasciare spazio alla nuova generazione, quella dei borghesi, dei ‘nuovi ricchi, capaci di muoversi sul moderno suolo italiano e trarne profitto.
Noi fummo i Gattopardi, i leoni...
Quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.
Il Gattopardo è un romanzo superbo, amaro, nostalgico. Capace di entrarti dentro e di bruciarti come il clima rovente di questa Sicilia così finemente descritta tra le sue pagine, capace di ammaliarti con i suoi personaggi, nobili ed alteri taluni, bassi e meschini altri, ma tutti, tutti , abilmente descritti, nelle vittorie e nelle disfatte, dalla maestria di Tomasi di Lampedusa, ultimo erede e narratore di un mondo ormai perduto per sempre, quello dei Gattopardi.
Protagonisti, il fiero principe Fabrizio di Salina ultimo esponente di una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e suo nipote Tancredi, che sa fiutare il cambiamento e seguirlo, sposando Angelica, figlia del sindaco Don Calogero Sedara, piccolo borghese arricchito dalla nuova Italia, sebbene uomo rozzo e dai modi del tutto inappropriati.
Assistendo allo sbarco dei Mille, il principe Fabrizio assiste anche, con la fine del regno borbonico, alla fine della sua epoca. La nobiltà cede per sempre il posto alla nuova classe sociale in ascesa, composta di personaggi avidi, meschini e privi di scrupoli, cui si unirà in seguito, anche l’amato nipote Tancredi, subdolo e scaltro arrampicatore sociale. E’ la fine di quegli ideali che avevano, sino a quel momento, guidato un'era.
Lo scontro tra i due mondi appare evidente, sullo sfondo di una Sicilia dai paesaggi violenti, dal clima rovente, terra su cui nevica fuoco, i cui abitanti sono addormentati, perché il sonno, il sonno è ciò che i siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali; il sonno e la morte, dunque; la fascinazione irresistibile per un passato che attrae, appunto, proprio perché è defunto.
Ma se il romanzo è superbo, il film, del 1963, è un capolavoro.
Visconti, perfezionista come pochi, dirige un opera che è tutt’uno con ciò che la penna di Tomasi di Lampedusa ha creato sulla carta: ambientazioni, personaggi, costumi, dialoghi. Non c’è una virgola fuori posto e la raffinatezza dei dettagli rasenta quasi l'ossessione in un'opera che, comunque, non fa dell'estetica la sua unica carta vincente.
Perfetti anche gli attori: l'austero Don Frabrizio è interpretato da un eccezionale Burt Lancaster, Tancredi, il nipote intrigante e scaltro, ha il volto dell'affascinante Alain Delon, mentre a portare sulla scena la bellissima Angelica è Claudia Cardinale, superlativa in tutti i sensi.
La scena, famosissima, del ballo gli valse due Nastri d'argento: miglior scenografia e miglior fotografia.
Una vera opera d'arte, imperdibile per chiunque ami i film in costume e il Risogimento.
Il Gattopardo: l'arrivo di Angelica
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Uh, Francesca, che omaggio meraviglioso, questo, alla nostra bella e unica Italia!
RispondiEliminaVidi il film, prima di leggere il libro, quando ero ancora una bimba. Rimasi incantata, mi sembrava una favola sfolgorante... Qualche anno più tardi lessi il libro. Mi colpì profondamente, proprio come racconti.
Due gioielli come questi non possono mancare nel corredo cultirale di ogni Italiano.
Grazie per questo bel post!
Che bello! Bel riferimento letterario e cinematografico...
RispondiEliminaNon potevi scegliere meglio per questa giornata!
Buona serata e ...W l'Italia!
Loredana
Bellissimo post! Non ho ancora letto il libro e il film non l'ho mai visto tutto. Alle superiori andai in gita ad Ariccia (paesino dei Castelli Romani) dove c'è Palazzo Chigi a vedere una mostra dedicata al film: perché proprio lì sono state girate alcune scene, tra cui la celebre scena del ballo!
RispondiElimina;-)
Bellissimo...sia il libro che il film. Da rivedere... non fosse altro per Alain Delon che è davvero una visione superlativa! Uuuuh e pensare che era il sex simbol, il sogno della mia cara zietta, ora 67enne...ahah! Ma il suo fascino e la sua eleganza sono intramontabili.
RispondiEliminaUn film straordinario,lo vidi da piccola con mia mamma innamorandomi dell'abito di Angelica :) il tuo omaggio e la narrazione del film sono un piccolo capolavoro!!Baci e buonanotte.
RispondiEliminaPiacere di conoscerti.
RispondiEliminaVengo da sesè.
A presto.
Bello il libro, è uno dei miei preferiti ma ricordi la frase di Tancredi quando disse a suo zio, il Principe di Salina, che in Italia perché tutto rimanga uguale, tutto deve cambiare?
RispondiEliminaA me sembra una profezia... e poi tutto il discorso del Principe al Parlamentare Piemontese?
Molto triste ma molto attuale.
Complimenti per il blog e per il post su "Il Gattopardo".
Saluti
Federica
@Sylvia, sono d'accordo con te: Il gattopardo non può mancare tra 'I libri da leggere e I film da vedere'!
RispondiElimina@La Comtesse, grazie, e si, W l'Itlia!
@Silvia, si, sapevo che è stato girto a palazzo Chigi, qualche volta mi piacerebbe visitarlo!
@Irene, come non capire la tua zietta?! Alain Delon, in quel film, è splendido!
@Federica, grazie! Anche io ho sempre avuto un debole per l'abito di Angelica!
@Stella, grazie della visita, e benvenuta su questo blog!
@Federica, Il Gattopardo è ancora molto, molto attuale. Peccato solo che al giorno d'oggi di Gattopardi come Don Fabrizio non ne esistano proprio più...Un po' di eleganza e signorilità condita da buoni ideali non farebbe male alla nostra Italia^^
Uh, sai che non ho mai letto questo libro.
RispondiElimina(Visto che le mie letture scolastiche obligatorie erano abbastanza diverse da quelle che sono in scuole italiane) e dai racconti d'altri ho sentito che si tratta di un libro assai pessantuccio.
Ma, visto che c'è anche il film, proverò prima a provedere di procurarmelo, sperando che mi invoglia alla lettura.
Grazie!
Ziamame, io il Gattopardo non l'ho letto a scuola, 'costretta', ma in ogni caso non l'ho trovato affatto pesante, anzi, lo trovo scritto benissimo, con personaggi che sono uno più bello dell'altro! Credo che definirlo 'pesante' sia più o meno un modo di dire, come le leggende sulla corazzata Potëmkin... :)
RispondiEliminaAd ogni modo, se decidi di vedere solo il film ti precludi un quarto di storia, ovvero la conclusione del libro, che a mio parere merita tutta, perchè è commovente e piena di nostalgia...Beh, io te lo consiglio assolutamente, poi fammi sapere se decidi di provare a leggerlo!
Ciao,
RispondiEliminami sono trovata nel tuo blog perchè anch'io stavo inserendo un post su questo famoso film tratto da uno dei tanti capolavori della nostra letteratura.
Ti faccio tanti complimenti per il tuo lavoro, il tuo gusto e le tue capacità. Ho letto anche altri tuoi post e mi sento in realtà molto in sintonia con te, per cui mi piacerebbe poter rimanere in contatto.
Ringrazio la casualità di questo incontro e spero di ritrovarti ancora
ciao
Rita