lunedì 21 marzo 2011

La donna che collezionava farfalle


Titolo La donna che collezionava farfalle
Autore McGill Bernie
Dati 2011, 224 p., brossura
Editore Bollati Boringhieri (collana Varianti)

Devo ammetterlo, non mi è facile recensire questo libro, sostanzialmente per due motivi: lo trovo scritto superbamente, ma egualmente non posso reputarlo un testo totalmente riuscito.
Bernie McGill, indubbiamente, ha una totale padronanza di espressione: le parole si intrecciano sulla pagina con eleganza e raffinatezza, rendendo la lettura, dal punto di vista prettamente stilistico, estremamente godibile. La trama, dal canto suo, è altrettanto evocativa e sufficientemente misteriosa da portare il lettore ad interessarsi alla vicenda. Vicenda che, per altro, riprende un reale fatto di cronaca dell’Irlanda vittoriana: una bambina di quattro anni, figlia di una delle famiglie più in vista del paese, viene trovata morta nella stanza del guardaroba. Si è strangolata con una calza, la stessa calza con cui l’ha legata sua madre prima di chiuderla lì dentro, mettendo in atto i rigidi principi educativi in uso all’epoca. Per questo crimine la donna verrà processata e condannata a scontare una pena di un anno, nel duro carcere di Dublino, dove, giorno dopo giorno, terrà un diario in cui riverserà le sue ragioni, e parte di quella vita fatta di scelte e condizioni che l’hanno portata a chiudersi come il bozzolo di una farfalla, a scapito dei rapporti umani.
Eppure, le cose non sempre sono ciò che sembrano, e i fatti potrebbero essere andati diversamente da come appaiono…
Il grosso difetto di questo libro, dunque, una volta escluse trama e stesura, resta la narrazione.
Piatta, sconclusionata, priva di verve.
E’ una narrazione a due voci, quella di Harriette Ormond, la madre colpevole, che dalla pagine del suo diario ci conduce attraverso i propri incubi e le proprie colpe, e quella di Maddie, ex domestica a servizio in casa Ormond quando avvenne la tragedia, ora anziana tata dell’ultima discendente degli Ormond, cui racconta la storia, rivelando, infine, il terribile segreto che ha conservato gelosamente sino a quel momento.
Premetto che non sono mai stata una sostenitrice della narrazione da più punti di vista, che trovo, il più delle volte fuorviante. Preferisco, quando leggo, attaccarmi al filo di un pensiero e seguirlo fino alla fine, ma ciò non toglie il fatto che io sia riuscita ad apprezzare certi splendidi romanzi in forma epistolare, ad esempio. Qua non ci sono riuscita. Herriette e Maddie raccontano troppo confusamente. I loro pensieri si disperdono in inezie, il cui risultato è un’indigesta prolissità su dettagli infinitesimali decisamente inutili. E’ un peccato, perché, ripeto, la scrittura è sublime. Ma non posso proprio dire di essere riuscita ad apprezzare fino in fondo un libro che mi ha fatto sbadigliare una pagina no e una si.
La quarta di copertina cita: ‘Una mistery story ricca di suspence’. Ma, a mio modesto parere, la suspence è proprio ciò che manca a quest’opera.
A figurare bene sono invece le bellissime descrizioni dell’Irlanda vittoriana: le sue antiche dimore, i difficili rapporti coniugali, i metodi di insegnamento impartiti alla prole, le disuguaglianze sociali tra padroni e servitù, i contrasti tra paganesimo e cristianesimo, le prime, scandalose, suffragette…
Se siete affascinati dal periodo, troverete certamente in quest’opera spunti piacevoli. E, nonostante come lettura non mi abbia entusiasmato, non mi sento di sconsigliarlo a priori: il messaggio che ne esce, seppur inflazionato, è quello, sempre molto affascinante, dei contrasti insiti dentro ad ognuno. Il bianco e il nero, la luce e l’ombra. A dimostrazione che anche nella persona più candida è possibile trovare una macchia scura, mentre la più fosca delle anime potrebbe rivelare una sorprendente luminosità.
In conclusione, sarebbero tre stelline di Anobii.

6 commenti:

  1. Che peccato! Perchè per il periodo e per la trama poteva essere un buon libro. Anch'io preferisco i libri ad una sola voce, sono meno fuorvianti, però mi piacerebbe provare a leggerlo lo stesso, grazie per la tua, sempre molto chiara, recensione.
    Un abbraccio
    °SUSY°

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  2. Ti dirò, complessivamente mi affascina, sarà per la "filosofia" che guida generalmente la scelta dei libri, nel mio caso, che è quella di trovare un'evasione, un viaggio nel tempo e nello spazio.. Ben venga, dunque, l'idea di esplorare l'età Vittoriana con tutti i suoi contrasti umani ed emotivi. E, aggiungerei, leggendo la tua recensione mi viene in mente una domanda.. non sarà che l'idea dell'autrice era nè più nè meno quella di raccontare un'epoca, e che la "mistery story ricca di suspance" non sia stata altro che un tentativo di "spingerlo" un po', attirando magari un pubblico più vasto (perlomeno, più vasto di quello che, come la sottoscritta, si ingolosirebbe leggendo una quarta di copertina che citi "un viaggio introspettivo nell'Età Vittoriana")? ^_^
    Splendido post, come sempre!

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  3. @Susy, grazie! Leggerlo, comunque sia, non ti farà 'sprecare tempo', quindi ben venga!
    @Basilico&Mentuccia, in realtà, mistery story o meno, questo libro non mi ha preso proprio come tipo di narrazione. Troppo lenta e dispersiva su questioni insignificanti. Poi, sicuramente la quarta di coperina l'hanno pompata un po'! Di certo è un libro ben scritto, con intressanti spunti di riflessione sugli usi e costumi dell'epoca, e, come dicevo, non mi sento di sconsigliarlo a priori...però a me non ha, per così dire, 'toccato l'anima', perchè, appunto, mi ha fatto sbadigliare troppo! :)

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  4. Sembra un'ottima occasione mancata. Di fronte a libri così, dove trama e stesura eccellono mentre la narrazione latita, quasi mi sento tradita e arrabbiata... Per di più, l'ambientazione vittoriana avrebbe dovuto ispirare meglio, con i grandi esempi di narratori e narratrici di quel periodo!
    E che dire dei maghi del marketing editoriale che confezionano libri come se fossero meri oggetti di consumo?

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  5. Uhmm...però la trama sembrava interessante ;(

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  6. A me invece la trama non ispirava granché, ma de gustibus ;)

    Peccato per la narrazione piatta, che sia ben scritto è già più di quanto possano vantare molti libri...

    Ciao!

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