venerdì 16 settembre 2011

Un tè con Proust: le petite Madeleines


Ok, alzi la mano chi, di fronte ad un profumo familiare, non ha mai sgranato gli occhi esclamando: “Questo mi ricorda proprio…”
E via con i viaggi nel tempo lampo. Quelli che, nella frazione di un secondo, ti riportano esattamente in un luogo e in un momento ben preciso della tua vita, ti ricostruiscono intorno ambienti e ti immergono in un’atmosfera dimenticata al punto che ti sembra quasi di sentire voci e rumori e percepire sotto le dita le trame dei tessuti o la superficie lucida di un tavolo…
Proust lo sapeva bene. Del resto, lui era un esperto di viaggi nel tempo, ci ha passato la vita. E la sua Recherche, è partita tutta da una madeleine...
Eh, già. Quando si associano profumi dimenticati e ricordi sepolti, non si può fare a meno di pensare a Proust, alla zia Leònie e ai suoi tè delle cinque con madeleines, cui il piccolo Marcel prendeva parte senza ancora sapere che un giorno, parecchi anni dopo, inzuppando distrattamente una madeleine nel tè sarebbe stato immediatamente catapultato a quei giorni dolci e spensierati della sua infanzia. E avrebbe deciso di scriverne. (per fortuna o purtroppo, dipende dai punti di vista! Quel che è certo è che aveva davvero molte cose da dire…!)
Credo che ognuno di noi abbia la sua madeleine. Per me, si tratta del profumo del gelsomino. Nulla come il profumo del gelsomino è capace di riportarmi indietro nel tempo, alla casa al mare in cui passavo le estati da bambina. Ce n’era una pianta che si arrampicava proprio intorno alla finestra della cucina, dando a colazioni e cene un sottofondo inconfondibile.
Ancora adesso, nonostante gli anni trascorsi, quando l’odore del gelsomino inizia a profumare l’aria, io torno seduta a quel tavolo, i piedi che dondolano e non toccano terra, mentre seguo con il dito il contorno dei quadretti della tovaglia di plastica aspettando che anche gli altri siedano.
Nulla è potente come gli odori. Non lo è la vista, ne il tatto. Persino l’udito, talvolta, viene meno.
Ma un profumo ti riporta esattamente dov’eri quando l’hai sentito la prima volta. Quando è diventato importante.
Le madelines originali prevedono una ricetta molto semplice, aromatizzata con essenza di fiori d’arancio.
Ma io ho voluto sperimentare (il che non necessariamente è un bene, dato che non sono una cuoca provetta, ma questa volta me la sono discretamente cavata!) con qualcosa di più elaborato, per il contest della dolcissima Federica (vi consiglio assolutamente di visitare il suo blog, soprattutto se amate i dolci stranieri, perché è una chicca, e lei davvero brava^^)
Così, eccovi le madeleines allo yogurt, cocco e gocce di cioccolato. Chissà cosa ne avrebbe pensato Proust?

Ricetta:
3 uova
100 g burro
100 g zucchero
100 g farina
30 g fecola
Mezzo cucchiaino di lievito per dolci
1 bustina di vanillina
50 g cocco
60 ml yogurt cocco
Gocce di cioccolato qb

In una terrina mescolare le uova, lo zucchero e la vanillina fino ad ottenere un composto chiaro e liscio (circa tre minuti con le fruste elettriche). Aggiungere il burro fuso (lasciato raffreddare) e continuare ad amalgamare. Separatamente setacciare la farina con la fecola e il lievito e mischiarla lentamente al composto. In ultimo aggiungere lo yogurt e le gocce di cioccolato.
A questo punto, io ho coperto la terrina con la pellicola e l’ho lasciata riposare un’oretta nel frigo. Il motivo è presto detto: per conferire alle madeleines la classica gobbetta, è necessario che subiscano uno shock termico freddo-caldo. Le mie non sono venute proprio perfette, ma…hei, era il primo tentativo! Sono sicura che alla zia Leònie non deve essere andata meglio con le sue prime madeleines…(Marcel questo non l’ha mai saputo però…)
Comunque, trascorsa un’ora, ho trasferito l’impasto nell’apposito stampino e ho infornato per 12 minuti in forno preriscaldato a 170°. (con queste doti ho sfornato 27 madeleines)
Et Voilà! Sono morbidissime!








Con questa ricetta partecipo al contest di Federica


Del resto, senza il connubio con il tè, la madeleine di Proust avrebbe certo perso quell'incredibile potere evocativo!

lunedì 12 settembre 2011

I cento classici di Anobii


Ripropongo sul blog la lista (aggiornata) dei cento classici che (secondo Anobii) non possono mancare nel repertorio di ogni lettore che si rispetti (o aspirante tale).
Che dire? Questa lista non mi trova concorde al cento per cento, considerando che hanno selezionato libri come ‘Il Silmarillion’o ‘Il ciclo delle fondazioni’ di Asimov a discapito di capolavori come ‘Le relazioni pericolose’, ‘L’amante di lady Chatterley’ o 'La fiera delle vanità'…O ancora, 'La lettera scarlatta', 'Piccole donne', per non parlare di gente come Poe, Conan Doyle e Walter Scott che non sono nemmeno stati nominati. Sono d’accordo sul fatto che ogni genere abbia il suo capostipite, e che anche Fantasy e Fantascienza vadano menzionati, ma i classici sono classici, ecco. Anche se è pur vero che probabilmente una lista di cento libri non riuscirebbe ad abbracciare realmente tutti i Grandi Classici...

Ad ogni modo, eccola qua. In rosso i libri letti, in blu i libri che ho in libreria ma sono ancora da leggere.
Totale? 43 libri letti (per ora) e 18 da iniziare quando sarà il loro momento. Perché i libri sono come le persone. Alcune ti aspettano per anni, ti aspettano finchè non sei pronto.
E voi, cosa ne pensate? A quante letture siete arrivati? Cosa vi sembra che manchi a questa lista, fareste delle sostituzioni?

1984 (Orwell)
Al faro (Woolf)
Alice in Wonderland (Carroll)
Alla Ricerca del Tempo perduto (Proust)
Amleto (W. Shakespeare)
Anna Karenina (Tolstoj)
Antologia di spoon river (Lee Masters)
Aspettando Godot (S. Beckett)

Auto da fé (Canetti)
Bel-ami (Maupassant)
Candido (Voltaire)
Canti (Leopardi)
Cent'anni di solitudine (Marquéz)

Cime tempestose (Bronte)
Cuore di tenebra (Conrad)
Cyrano de Bergerac (E. Rostand)
David Copperfield (Dickens)
Delitto e castigo (Dostoevskij)
Don Chisciotte della Mancia (Cervantes)
Dracula (Stoker)
Eugenie Grandet (Balzac)
Fahrenheit 451 (Bradbury)
Frankenstein (Shelley)
Furore (Steinbeck)
Germinale (Zola)
Guerra e pace (Tolstoj)
I Buddenbrook (Mann)
I demoni (Dostoevskij)
I Fiori del Male (Baudelaire)
I fratelli Karamazov (Dostoevskij)
I malavoglia (Verga)
I miserabili (Hugo)
I promessi sposi (Manzoni)
I tre moschettieri (Dumas)
I vicerè (De Roberto)
Il barone rampante (Calvino)
Il ciclo delle Fondazioni (Asimov)
Il circolo Pickwick (Dickens)
Il conte di Montecristo (Dumas)
Il deserto dei tartari (Buzzati)
Il dottor Živago (Pasternak)
Il fu Mattia Pascal (Pirandello)
Il gattopardo (Tomasi di Lampedusa)
Il giovane Holden (Salinger)
Il grande Gatsby (Fitzgerald)
Il lupo della steppa (Hesse)
Il maestro e Margherita (Bulgakov)
Il mondo nuovo (Huxley)
Il nome della rosa (Eco)
Il piccolo principe (Exupery)
Il processo (Kafka)
Il ritratto di Dorian Gray (Wilde)
Il rosso e il nero (Stendhal)
Il Signore degli anelli (Tolkien)
Il signore delle mosche (Golding)

Il Silmarillion (Tolkien)
Il vecchio e il mare (Hemingway)
Il velo dipinto (Maugham)
Jane Eyre (Bronte)

La coscienza di Zeno (Svevo)
La Divina Commedia (Dante)
La fattoria degli animali (Orwell)
La Locandiera (C. Goldoni)

La luna e i falò (Pavese)
La metamorfosi (Kafka)
La montagna incantata (Mann)
La storia (Morante)
La storia infinita (Ende)
La tregua (Levi)
Le anime morte (Gogol)
Le avventure di Huckleberry Finn (Twain)
Le città invisibili (Calvino)
L'idiota (Dostoevskij)
L'importanza di chiamarsi Ernesto (O. Wilde)
Lolita (Nabokov)
L'uomo senza qualità (Musil)
L'urlo e il furore (Faulkner)
Macbeth (W. Shakespeare)
Madame Bovary (Flaubert)
Martin Eden (London)
Memorie di Adriano (Yourcenar)
Moby Dick (Melville)
Notre Dame de Paris (Hugo)
Oblomov (Goncarov)
Odissea (Omero)
Orgoglio e pregiudizio (Austen)
Orlando (Woolf)
Orlando furioso (Ariosto)
Ossi di Seppia (Montale)
Per chi suona la campana (Hemingway)
Pinocchio (Collodi)
Profumo (Suskind)
Re Lear (W. Shakespeare)
Se
questo è un uomo (Levi)
Sei Personaggi in cerca d'Autore (L. Pirandello)
Suite francese (Némirovsky)
Ulisse (Joyce)
Uno, nessuno, centomila (Pirandello)
Viaggio al termine della notte (Céline)
Vita e destino (Grossman

venerdì 9 settembre 2011

Spazi sconfinati


C’è sempre un momento, un momento esatto, sulla linea di una vita, capace di cambiarne il corso. E’ quel momento a cui ripensi chiedendoti: ‘E se…?’
Dicono che spesso una vita è troppo breve per riuscire a realizzare tutti i sogni, per mantenere tutte le promesse. Dicono anche che il destino è una beffa, che il futuro non è mai nitido, che il tempo passa in un battito di ciglia.
Che l’amore muore sulle lunghe distanze.
Ma se così fosse, non sarebbe amore, no?
Ci sono persone che sono opposti destinati a combaciare in modo imperfetto. Ed è giusto così. La perfezione non esiste, cercarla in qualcuno fa perdere solo tempo, oltre che pazienza.
E’ la nostra imperfezione, quella che amo.
Quei difetti che fanno di noi ciò che siamo, che ci rendono reali, non le sbiadite facciate di una casa vuota.
Non è facile. Nessuno ha mai detto che lo sarebbe stato.
Ma è reale.
Certe cose sono meravigliose perché le ottieni lottando, giorno dopo giorno.
Le difendi da tutto, come fiori tra la neve.
Ci credi.
E io credo in te.
Hai toccato un istante, nel mio silenzio.
Tracciato una strada, nello spazio sconfinato della mia mente.
Lasciato cadere una goccia, nel lago immobile della mia anima.
Una sola goccia può creare cerchi enormi.
Le tue impronte si stendono nelle distese infinite che ho dentro. Hai camminato a lungo, toccato ogni punto, lasciato tracce del tuo passaggio.
Il mio passato ha il tuo profumo, il presente la tua voce, il futuro la tua immagine.
Sei il posto dove sempre torno e dove sempre vorrei tornare.
Sei la difficoltà che mi spinge a migliorare. Senza questo slancio non avrei mai preso velocità.
Tu mi hai reso la persona che sono.
Se mi voltassi a guardare la strada che abbiamo fatto insieme, vedrei spazi sconfinati.
Tramonti. Albe. Mari. Montagne. Deserti.
Pioggia e neve.
Viali alberati.
Fiori.
Stelle.
Piccole cose, un cucchiaino di zucchero nel caffè, un bacio del buongiorno, una coperta rincalzata nella notte, la mano nella mia prima di attraversare una strada, un nodo ben fatto alla sciarpa, affinché il freddo non trovi spiragli.
Istanti accumulati, stipati stretti stretti come libri in una biblioteca.
Certe cose ci appartengono ancora prima di essere nostre e tu eri sulla mia strada prima che lo sapessi.
Se mi voltassi vedrei tutto.
Ma non voglio farlo.
Il presente corre veloce intorno a noi.
Il futuro è di chi guarda avanti. Di chi non crede che un ostacolo basterà a fermarlo, e un altro nemmeno.
Di chi ha la determinazione di perseguire un obbiettivo, credere in un sogno, prendere una decisione, quella giusta, riuscire a cambiare quando la vita spinge a farlo. Quando è necessario.
Il futuro è di chi accetta la sorte in ogni suo aspetto.
Di chi ha imparato che la sconfitta è nella resa.
Di chi ha la pazienza di guardare le foglie che cadono e aspettare che i rami rifioriscano.
Il futuro è di chi ha il coraggio di viverlo.
Il futuro è nostro, amore mio.

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