lunedì 19 marzo 2012

Il Cyrano di Alessandro Preziosi


Ieri pomeriggio, al Teatro Nuovo di Milano, ho avuto il piacere di assistere all’esordio nella regia teatrale di Alessandro Preziosi, con una versione del celebre Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, ispirata alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, poeta-spadaccino vissuto alla fine del Seicento.
Cyrano, da sempre, è uno dei personaggi letterari che ho nel cuore: arrogante, presuntuoso, orgoglioso, incapace di accettare compromessi, Cyrano è un’abile spadaccino e un ancor più capace compositore di versi, reso paranoico dal proprio smisurato naso e pertanto costretto a tacere la bruciante passione per la cugina Rossana, che lo divora senza dargli modo di esprimersi per timore di un rifiuto.


Cyrano, a tal punto tormentato da questo sentimento che non gli concede tregua, approfitta così dell’infatuazione del bellissimo Cristiano per Rossana per mettergli in bocca i suoi versi e tutto il suo amore per l’amata cugina, restando nascosto nell’ombra.
A cogliere l’amore di Rossana sarà pertanto Cristiano, ma solo in apparenza: la donna, fine intellettuale niente affatto semplice da conquistare, è infatti follemente innamorata delle parole di Cyrano, senza sapere che dietro versi tanto struggenti si cela il cugino e l’amico di sempre.
Quando arriverà a confessare a Cristiano che lei lo amerebbe anche senza la sua bellezza, ma solo per il suo animo appassionato, Cristiano chiede a Cyrano di affrontare la cugina svelandole la verità: solo così lei potrà scegliere liberamente tra di loro e porre fine all’inganno. Ma il momento della verità è ancora lontano: Cristiano morirà in guerra e Cyrano, afflitto dai sensi di colpa tacerà la verità alla cugina. Rossana, folle di dolore, sceglierà di rinchiudersi in un convento a rimpiangere il perduto amore.
Per quattordici lunghi anni, il suo tramite con il mondo esterno sarà unicamente il fedele Cyrano, che non la dimenticherà mai e solo in punto di morte riuscirà a confessarle di essere lui l’autore dei versi che la fecero tanto innamorare.


Una storia d’amore, dunque, fatta di incapacità di accettarsi e di rimpianti. Ma il Cyrano de Bergerac non è solo questo: è anche commedia pura, dove si ride fino alle lacrime. Intensa poesia, dove non si può fare a meno di sentirsi pizzicare gli angoli degli occhi. E geniale follia: quella di uomo tanto temerario da battersi solo contro cento, di un uomo che riesce a farsi nemici ovunque vada perché ‘ama essere odiato’, di un uomo che sogna la luna e non può accettare compromessi di nessuna sorta perché non vuole piegarsi alla mediocrità. Un grande, romantico idealista.
Ma anche un’anima fragile, terrorizzata dal proprio aspetto fisico al punto da preferire essere un’ombra e soffiare il proprio amore per la donna diletta sulle labbra di un altro, facendo da suggeritore, circondandosi di solitudine.
Un uomo che fu tutto e, in fondo, non fu niente.


Alessandro Preziosi, che conoscevo solo come attore televisivo, sorprende e incanta in questa rappresentazione che ci restituisce il Cyrano più autentico. Del suo adattamento dice:
"Dal connubio di orgoglio e incapacità di amare ho cercato di prendere le mosse credendo che il Cyrano sia una commedia sull’inadeguatezza e sull’epicità sentimentale delle grandi personalità rispetto al comune sentire dell’amore, dell’amicizia e rispetto alla coerenza con la quale compiere, in un labirinto di scelte, quella più giusta per sé e i per i propri valori."
Per quasi tre ore Preziosi si muove sul palco dando vita e respiro a questo personaggio tanto amato, donando momenti di pura comicità (memorabile il siparietto in cui interpreta ‘l’uomo caduto dalla luna’!) ma anche attimi di intensa drammaticità, come il finale, toccante e struggente al punto che sembra di sentirlo strisciare sulla pelle.
Bello e anche bravo? Pare proprio di sì!
A fine spettacolo sono uscita dal teatro con l’impressione di aver appena assistito a qualcosa di bello. Di bello davvero.
E le cose belle non si dimenticano.

Eccezionale l'interpretazione di Preziosi del famoso monologo 'no grazie', la parte che prediligo dell'intera commedia:

LE BRET: Se tu provassi a mettere un po’ da parte questo tuo animo da moschettiere, Cirano, il successo e gli onori ti…

CIRANO: E che dovrei fare? Cercarmi un protettore? Trovarmi un padrone? Arrampicarmi oscuramente, con astuzia, come l’edera che lecca la scorza del tronco cui s’avvinghia invece di salire con la forza?
No, grazie.
Dedicare versi ai ricchi come qualsiasi opportunista? Fare il buffone nella speranza vile di vedere spuntare sulle labbra di un ministro un sorriso che non sia minaccioso?
No, grazie.
Mandar giù rospi tutti i giorni?Logorarmi lo stomaco? Sbucciarmi le ginocchia per il troppo genuflettermi? Specializzarmi nel piegare la schiena?
No, grazie.
Accarezzare la capra con una mano e innaffiare il cavolo con l’altra? Avere sempre a portata di mano il turibolo dell’incenso in attesa di potenti da compiacere?
No, grazie.
Progredire di girone in girone, diventare un piccolo grande uomo da salotto, navigare avendo per remi madrigali e per vele sospiri di vecchie signore?
No, grazie.
Farmi pubblicare dei versi a pagamento dall’editore Sercy?
No, grazie.
Farmi eleggere papa da un concilio di dementi in una bettola?
No, grazie.
Affaticarmi a farmi un nome con un sonetto invece di scriverne degli altri?
No, grazie.
Trovare intelligente un imbecille? Essere angosciato dai giornali e vivere nella speranza di vedere il mio nome apparire sulle riviste letterarie?
No, grazie.
Vivere di calcolo, ansia, paura? Anteporre i doveri mondani alla poesia, scrivere suppliche, farmi presentare?
No, grazie. Grazie, grazie, grazie, no!
Ma invece…cantare, ridere, sognare, essere indipendente, libero, guardare in faccia la gente e parlare come mi pare, mettermi – se ne ho voglia – il cappello di traverso, battermi per un si per un no o fare un verso!
Lavorare senza curarsi della gloria e della fortuna alla cronaca di un viaggio cui si pensa da tempo, magari nella luna!
Non scrivere mai nulla che non sia nato davvero dentro di te!
Appagarsi soltanto dei frutti, dei fiori e delle foglie che si sono colte nel proprio giardino con le proprie stesse mani!
Poi, se per caso ti arriva anche il successo, non dovere nulla a Cesare, prendere tutto il merito per te solo e, disprezzando l’edera, salire – anche senz’essere né una quercia né un tiglio- salire, magari poco, ma salire da solo!

6 commenti:

  1. Che storia intrigante, commovente ed affascinante!

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  2. Cara Francesca, è sempre un piacere passare dal tuo blog e poter godere dei tuoi post sempre belli. Questo in particolare mi ha commossa, anch’io amo molto il personaggio di Cirano, un uomo che vuole essere forte e spavaldo a tutti i costi, come i veri spadaccini ma che in realtà ha la fragilità e la sensibilità propria degli artisti. Avrei voluto tanto poter assistere a questa rappresentazione a Milano, purtroppo non ho fatto in tempo ma grazie a te e alla tua splendida descrizione mi sembra di avervi assistito. I tuoi scritti evocano sempre molte emozioni.
    Grazie,
    Sara.

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    Risposte
    1. Cara Sara, ti ringrazio di cuore per le belle parole^^ Sapere che i miei post sono apprezzati è sempre una bellissima soddisfazione, grazie!

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